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Spiritualità, fascino, mistero. Il cerimoniale zen è molto più di un invito a gustare una piacevole tazza di tè giapponese.

Siamo in Giappone, il paese del sushi e dei kimoni colorati, degli stupendi ciliegi in fiore e della quiete dei templi sacri. Una terra dove le tradizioni più antiche convivono, ancora oggi, in armonia con la contemporaneità più moderna.

Oggi parliamo del Cha No Yu: una vera e propria filosofia di vita, dove ogni gesto assume un preciso significato. Pronti a partire per l’Oriente più estremo? Scopriamo insieme tutti gli aspetti di questo rituale!

Il rito del tè giapponese, tra armonia e precisione

Volete conoscere tutte le caratteristiche di questa vera e propria arte? Tra filosofia, cultura e codice d’etichetta… saremo il vostro mentore. Ecco tutte le curiosità da non lasciarvi scappare:

  • La stanza del tè. Il buddhismo zen non solo ha dato vita al Cha No Yu, ma ha anche ispirato la progettazione della sala dedicata a questo rito. Il vero protagonista del piccolo locale è il vuoto, simbolo dell’anima che si libera dai legami con la vita mondana per aspirare a più alti valori spirituali. La spoglia eleganza della stanza, arredata solo dalle gradazioni del buio, richiama i principi dell’estetica Zen: essenzialità, assenza di contenuto, meditazione. Unico elemento decorativo è il tokonama, una sorta di nicchia che ospita solitamente un dipinto importante o una composizione floreale, detta chabana.
  • Le 3 fasi del rito. Movenze e passaggi rigorosamente eseguiti caratterizzano la cerimonia. Tutto è studiato nel dettaglio, come in una danza suggestiva in cui tutto trova ordine. La “via del tè” si divide in tre momenti distinti: il Kaiseki, un pasto leggero da consumare prima del tè; il Koicha, durante il quale viene servito un tè più denso e infine l’Usucha, con un tè più leggero. Il Cha No Yu nella sua interezza richiede almeno 4 ore, per questo solitamente lo si riserva per occasioni speciali, limitandosi a svolgere la sola parte dell’Usucha.
  • Differenze tra Koicha e Usucha. Bene, cerchiamo di fare chiarezza: cosa c’è di diverso tra le due parti di cerimonia? Allora, il Koicha prevede l’uso di un’unica tazza da cui ogni ospite beve solo pochi sorsi. Dopo essersi complimentato per il sapore, il commensale passerà il tè al proprio vicino, asciugando accuratamente la parte da cui si è bevuto. Nel caso dell’Usucha invece, ogni invitato deve finire la tazza e restituirla poi al padrone di casa, che la lava e la riempie per offrirla all’ospite successivo.

N.B. Se vi capitasse di andare in Giappone, ricordatevi di ammirare la tazza prima di ogni sorso!

Ora che ne sapete addirittura più dei monaci buddisti, non vi resta che proporre il rituale (magari nella versione breve) agli amici appassionati di questa bevanda. Scoprite il migliore tè da utilizzare sul nostro sito!

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